La situazione politica in Moldavia si fa sempre più tesa. Il 28 febbraio 2023, centinaia di manifestanti del partito filorusso Sor hanno tentato di fare irruzione nella sede del governo a Chisinau, la capitale moldava. La polizia ha reagito con manganelli e lacrimogeni, arrestando diverse persone.
Il motivo della protesta è il rifiuto del governo moldavo di riconoscere i risultati delle elezioni parlamentari anticipate del 6 febbraio 2023, che hanno visto la vittoria schiacciante del partito Sor con il 51% dei voti. Il partito Sor è guidato da Igor Dodon, ex presidente della Moldavia dal 2016 al 2020 e noto alleato di Vladimir Putin.
Il governo moldavo, sostenuto dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, accusa il partito Sor di aver commesso brogli elettorali e chiede una nuova consultazione. Il presidente della Moldavia Maia Sandu, eletta nel novembre 2020 con il sostegno delle forze pro-europee e anti-corruzione, ha dichiarato lo stato di emergenza e ha nominato un nuovo primo ministro ad interim.
La crisi politica in Moldavia si inserisce in un contesto regionale molto delicato. La Moldavia è uno dei paesi confinanti con l’Ucraina, dove da mesi si registra una escalation militare tra le forze ucraine e i separatisti filorussi appoggiati da Mosca. Inoltre, la Moldavia ospita sul suo territorio la Transnistria, una regione autoproclamatasi indipendente nel 1992 con il sostegno della Russia.
L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per la situazione in Moldavia e hanno chiesto il rispetto dello stato di diritto e della democrazia. La Russia ha invece denunciato un tentativo di colpo di stato orchestrato dall’Occidente e ha promesso di difendere gli interessi dei cittadini moldavi che si sentono legati alla Russia.