Il naufragio di Crotone, avvenuto nella notte tra sabato 25 e domenica 26 febbraio 2023, ha provocato la morte di almeno 64 migranti provenienti dalla Turchia. Si tratta della più grave tragedia del Mediterraneo degli ultimi anni. Ma cosa è successo esattamente? E perché i soccorsi sono arrivati con così tanto ritardo?
Secondo le testimonianze dei superstiti, il barcone con a bordo circa 200 persone era partito dalla Turchia il 22 febbraio e aveva navigato per quattro giorni lungo le coste greche e albanesi. Sabato sera, intorno alle 22.30, il barcone si è avvicinato alla costa calabrese di Steccato di Cutro (Crotone), ma è stato colpito da una forte ondata che lo ha fatto capovolgere.
A quel punto, alcuni migranti sono riusciti a raggiungere a nuoto la riva e a chiedere aiuto ai residenti della zona. Altri sono rimasti aggrappati al relitto o ai salvagenti. Ma i soccorsi non sono arrivati subito. Solo alle 4.10 del mattino seguente, una telefonata al 112 da parte di un migrante con un cellulare internazionale ha segnalato il naufragio.
Da qui in poi, le versioni divergono. Il ministro dell’Interno Piantedosi ha sostenuto che i soccorsi sono stati attivati immediatamente e che le operazioni di salvataggio sono state complicate dalle condizioni meteo avverse e dalla scarsa visibilità. Ha anche aggiunto che non ci sono state segnalazioni precedenti al 112 e che non si sa se il barcone fosse stato avvistato dai radar.
Le opposizioni parlamentari hanno invece accusato il governo di aver gestito male la situazione e hanno chiesto spiegazioni sul “buco” di sei ore tra il naufragio e l’allarme. Hanno anche sollevato dubbi sulla presenza di scafisti o complici sulla terraferma e sulla possibile infiltrazione di terroristi tra i migranti.
La procura di Crotone ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Al momento sono stati arrestati due presunti scafisti: un turco e un siriano. I sopravvissuti sono stati trasferiti in vari centri di accoglienza della Calabria.